MEET

 2024

11/12

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Il Meet 2024, anticipa probabilmente il Summeet 2025, ma non ne sono sicuro a questo punto. E’ il primo evento pubblico ufficiale di “COSTA”.

Ci sarò io, la mia forma fisica, e la montagna, una montagna: “La Majella”.

Probabilmente la montagna più complessa da scalare di tutto l’appenino peninsulare e non solo. Il Monte Amaro, con i suoi 2793 mslm, è la seconda vetta più alta d’Italia, escluso l’arco alpino. Probabilmente l’altitudine non fa troppa paura, a differenza del dislivello che bisogna affrontare per raggiungere la vetta.

La Majella è una montagna piatta e dal punto di vista morfologico vediamo una maggiore ripidità dal versante occidentale dove partono anche le due principali vie dirette “Rava del Ferro, Rava della Vespa e la direttissima Rava della Giumenta Bianca”. Dal versante orientale invece, troviamo le principali vie Normali, ovvero quelle che partono da Rifugio Pomilio e da Fara San Martino.

I modi per raggiungere la vetta sono molteplici e tutti molto dispendiosi a livello fisico. Ciò che voglio fare è quindi, raggiungere la vetta del Monte Amaro per ben 12 volte nell’arco di 3 mesi.

Significa salire almeno una volta a settimana e non penso di potercela fare! Mentalmente si, ma so che il mio fisico non riposerebbe a sufficienza per affrontare tale sfida. Ci sarà da divertirsi…

Ogni settimana da giugno pubblicherò qui e sui social, foto e tracciati gps che attestano il raggiungimento o meno dell’obiettivo…

Tutto è iniziato, così per gioco. Erano anni che non tornavo in montagna, un po’ perché da solo non ne avevo voglia, un po’ per cause di forza minore. Ricordo che nel mese di aprile mi stavo nuovamente appassionando al mondo della montagna, dopo quattro lunghi anni di astinenza. Clima permettendo, era tornato in montagna, nella bassa montagna, dove c’è tanto da vedere, questa volta in solitaria. Mi appassionavo sempre di più, ogni uomo sulla terra ha un lato solitario, asociale, e la montagna è il luogo perfetto per riflettere e meditare, e a me piaceva.

Lì, in quelle prove, affiorava in me l’idea di poter fare qualcosa che nessuno aveva fatto prima, nel modo in cui l’ho fatto io: raggiungere il Monte Amaro, la seconda vetta più alta d’Italia escluso l’arco alpino 12 volte in 3 mesi, in solitaria e autofinanziando il tutto. Io non intendo dire che la mia sia stata un’impresa irripetibile, capite bene, io voglio dire che affrontare ciò che ho affrontato io come l’ho affrontato io, in solitaria, con le mie risorse economiche e con mezza macchina, e non è una metafora, non è fattibile. Poichè è decisamente più semplice affrontare le sfide con una squadra al proprio fianco e con le finanze altrui. Io non sono un uomo di montagna, anzi io amo il mare, perciò ho studiato alla perfezione tutti i minimi dettagli dell’operazione. Ho fatto quindi i calcoli e appreso tutti i percorsi per raggiungere la vetta con ‘’la mia auto’’. Parliamoci chiaro, nessuno ha finanziato questa sfida, ma il costo complessivo non è stato esagerato. La mia abitazione si trova a circa un’ora, più o meno, da quasi tutti i punti di partenza, il che significava inoltre, non svegliarsi all’alba. Quando si va in montagna, soprattutto in solitaria, niente si può lasciare al caso, per fortuna oggi la tecnologia ci permette di rimediare agli errori, ma non sempre è così. A tal proposito l’escursione parte molti giorni prima, studiando il percorso in ogni minimo dettaglio.

Tutto ebbe inizio il 1 giugno 2024, ore 9 parcheggio l’auto a San Nicolao, una frazione del comune di Caramanico Terme, e mi avvio verso il Monte Amaro. 3 km all’andata e altrettanti al ritorno di strada asfaltata, i piedi quasi non li sentivo più per il dolore. La settimana precedente avevo già affrontato parte di questo percorso fermandomi al Monte Pescofalcone, a causa del tempo incerto e forse anche un po’ di paura, ma non ne sono sicuro al 100%. Vedete questa è la via diretta meno popolare per arrivare sul Monte Amaro, anzi molti non sanno neanche dell’esistenza, in quanto è veramente molto complesso e dispendioso arrivare in cima, perciò non ha quasi senso partire da qui, a meno che tu non stia facendo una sfida come la mia. Il percorso è una scalinata continua, è come se stessi salendo all’andata e scendendo al ritorno, le scale di continuo senza sosta, il terreno stesso è composto da continui gradini e quasi 2000 metri di dislivello. Ricordo che al ritorno ero molto stanco e ho impiegato molto tempo per il recupero i giorni successivi.

L’8 giugno sono partito da Fonte Romana, un luogo di ritrovo molto carino, posto tra Campo di Giove e Passo San Leonardo. La Majella è una delle Montagne più faticose da scalare, non è la classica montagna bella da vedere dove gli Influencer vanno per registrare qualche video e pubblicarlo online. Sulla Majella non ci sono Influenza se vi interessa saperlo, la Majella è brutta, si, il panorama è spettacolare, ma la montagna non è di certo bella. Prendiamo ad esempio il vicino Gran Sasso, quel grande corno visibile da molti punti dell’Abruzzo. Il Gran Sasso è una montagna ‘’spettacolare’’, sembra di essere su un altro pianeta, ma rispetto alla Majella, è relativamente semplice da scalare dal punti di vista atletico. Non è semplice dal punto di vista tecnico, sia chiaro, ma non devi essere un ultramaratoneta per poter salire li in cima. Ciò che voglio dire è che chi scala il Monte Amaro, in giornata naturalmente, non è messo poi così male, fisicamente parlando. Nessun sentiero è di facile fattura, certo ci sono sentieri più semplici e sentieri più complessi, ma tutti richiedono sforzi piuttosto importanti. Credo che tutti, almeno una volta nella vita, debbano mettersi a confronto con la Majella per capire chi siamo veramente. Quello che parte da Fonte Romana è la via diretta più semplice, tant’è che l’ho ripetuta altre 3 volte. Si parte quindi, da Fonte Romana, si attraversa il bosco di Lama Bianca e si arriva su un ripido pendio, molto simile alla vicina via diretta della Giumenta Bianca per pendenza, ma piuttosto breve. Una volta arrivati in cima il gioco è fatto, da fondo di femmina morta il sentiero è perlopiù pianeggiante o quasi. Questo è sicuramente un ottimo modo per arrivare in cima in poche ore e con pochi sforzi fisici.

Eccoci qua, ora vi parlo dell’esperienza più emozionante che io ho avuto in montagna. Come terzo percorso ho deciso di affrontare la direttissima, anche detta Rava della Giumenta Bianca, un lunghissimo e ripidissimo canalone, che da Passo San Leonardo, quindi dal Bosco di Lama Bianca, conduce fino al Monte Amaro, in maniera del tutto diretta. Per affrontare questo percorso bisogna essere molto allenati sia fisicamente ma soprattutto mentalmente. Questi sono percorsi che non percorre mai nessuno, perciò se andate in solitaria, molto probabilmente non troverete nessuno sul tragitto. Non c’è margine di errore, se sbagli paghi con la vita. Non c’è compagno che possa chiamare i soccorsi per te o qualcuno che possa aiutarti in caso di pericolo. Sei solo tu e la montagna, e qualche camoscio.

Il percorso in questione è molto breve, sono circa 11 km in totale. Usciti dal Bosco di Lama Bianca, si può ammirare il lungo e ripido canale, dove al culmine di ciò che i miei occhi riescono a guardare c’è proprio lui, il Monte Amaro. Affrontare una via diretta o una direttissima non è come affrontare una via normale. Nella maggior parte dei casi non c’è un sentiero vero e proprio bel delineato, perciò si prosegue a sensazione ed è molto facile perdersi. Tutto ciò che hai appreso fino ad ora non conta niente, devi dimenticarti tutti e ripartire d’accapo, poichè se segui un sentiero o se cerchi il sentiero a tutti i costi, finisci per ritrovarti in un vicolo cieco, come è successo a me.

Questa era la prima volta che affrontavo un sentiero senza indicazioni, non avevo ben capito le dinamiche e non avevo un buon senso dell’orientamento, tant’è che ad un certo punto…mi sono perso. Solitamente in una via normale, orientarsi è piuttosto semplice. Immaginate di essere nel deserto ed aver seguito un sentiero ben delineato fino ad un certo punto, quando il sentiero scompare, voi cerchereste il sentiero da seguire a tutti i costi. Il giudizio è dettato dalla ragione, quindi dal ragionamento o la logica, e l’esperienza e una non esclude l’altra, spesso sono correlate, ma altre volte no. Il che significa che ogni nostra azione è semplicemente il frutto della nostra esperienza passata e del ragionamento momentaneo. In una via diretta orientarsi non è poi così semplice se non l’hai mai fatto, come me e quindi (…) non riuscivo a proseguire, mi ero arreso e stavo tornando indietro, pensando già al prossimo percorso da affrontare. Sulla via del ritorno, scendendo di circa 50 metri su di un sentiero con una ripidità che non ha eguali, avvisto sulla mia sinistra qualcosa, qualcosa che prendeva le sembianze di un sentiero ma che per me in quel momento non poteva essere un sentiero, era veramente troppo ripido e sdrucciolevole. In effetti lo era, ero abituato a sentieri di terra battuta, che se pur ripidi non erano un problema, in quanto lo scarpone agguanta perfettamente la terra come una ventosa. Ma affrontare un sentiero smosso per via del pietrisco, con quel grado di ripidità, fidatevi che non è una cosa semplice. Ho tentato quindi di agguantare il pietrisco, attraversando delle rocce di grandi dimensioni e successivamente sono salito su per la via diretta. Da lì ho proseguito soprattutto con l’aiuto dei bastoni da trekking, per altri 2 km fino ad arrivare sul Monte Amaro. Quel giorno ho scalato il Monte Amaro dalla direttissima in 5 ore e 24 minuti di movimento, ma la fatica e forse la paura, o forse no ma mi piace credere che sia così, mi hanno fatto promettere di non affrontare più la Direttissima in solitaria. Un mese dopo ero di nuovo lì, più disinvolto, più sicuro delle mie capacità e soprattutto conoscevo il sentiero. Sono riuscito a scalare il Monte Amaro in 3 ore e 51 minuti di movimento. Il tempo in movimento è il tempo totale meno le soste. Parlo di tempo in movimento perché posso fermarmi anche una o due ore per mangiare e riposarmi e allora non avrebbe senso il tempo totale. Non è il mio caso, solitamente tra il tempo totale e il tempo in movimento c’è sempre meno di un ora di differenza, non amo fermarmi troppo a lungo, in questo caso non avrebbe neanche senso.

Il 22 giugno parto da Rifugio Pomilio, per raggiungere la seconda vetta degli appennini italiani. Il percorso lo conosco benissimo, era l’unico che conoscevo prima di iniziare questa sfida e non è molto faticoso, rispetto ad altri. Si parte dal Rifugio Pomilio in località Majelletta, a 1800 mslm. Si percorre uno dei tratti asfaltati più belli della Majella, l’itinerario Porreca – Montanelli, dove è possibile ammirare sulla destra, in lontananza il Corno Grande e il Gran Sasso, più a sinistra le montagne del Velino e del Sirente, più in basso il vallone dell’orfento, e sulla sinistra le montagne della Majella. Da qui per me sono circa 3 ore e 30 minuti di cammino per arrivare sul Monte Amaro, passando prima per il Monte Focalone, poi per i 3 portoni, quindi il Monte Tre Portoni e infine si raggiunge il Monte Amaro. Ho impiegato 7 ore e 8 minuti di movimento, me la sono presa comoda.

Il 30 giugno e il 6 luglio sono partito da Farà San Martino, precisamente dalle Gole di Farà, fino a raggiungere il Monte Amaro. Avendo letto qualcosa prima di partire, tutti parlavano di questo sentiero come tra i più complessi d’Italia per via dell’enorme dislivello pari a 2400 m, e in effetti lo è. Il sentiero è molto stancante ma al tempo stesso bello e vario. Non ti annoia mai nonostante la lunghezza poiché prima si passa attraverso le Gole di montagna, poi si entra nel bosco del Vallone del Santo Spirito e infine si affronta l’alta montagna passando prima per il Rifugio Manzini, e poi si raggiunge il Monte Amaro. Non è un sentiero tecnico anzi, è molto veloce ed è perfetto per il Trail Running. Ho raggiunto il Monte Amaro rispettivamente in 7 ore e 42 minuti e 7 ore e 28 minuti.

Da questo momento in poi sono iniziati i primi problemi, mi stavo annoiando. Inoltre avevo scoperto una nuova attività, il running e non avevo più voglia di camminare. Si, perché devo camminare se posso correre. Ma non potevo correre se facevo trekking d’alta quota con questi dislivelli e queste lunghezze. Avevo quindi perso le motivazioni. Senza motivazioni e senza voglia, avevo due strade da prendere o terminare la sfida e perderla oppure finirla nel più breve tempo possibile. Non avrei mai deciso di terminare la sfida in quel modo, sapevo benissimo che non ci sarebbe stata un’altra possibilità, perciò ho concluso la sfida l’11 agosto 2024, partendo proprio dal Rifugio Pomilio, raggiungendo quindi, il Monte Amaro per ben 12 volte in 2 mesi e 11 giorni (1 giugno – 11 agosto) e per ben 5 volte in due settimane (28 luglio – 11 agosto), 11,5 volte in solitaria. Tutto documentato attraverso file gpx veri con tanto di passo al km, frequenza cardiaca, dislivello e tanti altri dati.

Qui di seguito l’elenco di tutti i percorsi che ho affrontato con valutazione finale.

I percorsi sono ordinati solo in base alla difficoltà.

1- Monte Amaro da Farà San Martino

Difficoltà: 10

Bellezza: 7

Punti di idratazione: 3

Parcheggio: 8

Rifugi sulla via: 2

Voto complessivo: 30

2- Monte Amaro da San Nicolao (Guado S.A.)

Difficoltà: 9,5

Bellezza: 9

Punti di idratazione: 0

Parcheggio: 7

Rifugi: 1

Voto complessivo: 26,5

3- Direttissima ‘’Rava della Giumenta Bianca’’

Difficoltà: 9

Bellezza: 10

Punti di idratazione: 0

Parcheggio: 6

Rifugi: 1

Voto complessivo: 26

4- Monte Amaro dal Rifugio Pomilio

Difficoltà: 7

Bellezza: 10

Punti di idratazione: 2

Parcheggio: 8

Rifugi: 3

Voto complessivo: 30

5- Monte Amaro da Fonte Romana

Difficoltà: 6,5

Bellezza: 9

Punti di idratazione: 1

Parcheggio: 9

Rifugi: 1

Voto complessivo: 26,5